COSA PREVEDE LA RIFORMA DEL CATASTO
La norma prevede la “modifica della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale, al fine di modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati, e un’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026″
Per raggiungere l’obiettivo, dovrebbero essere messi a punto modelli e strumenti organizzativi per rendere più facile la circolazione e la condivisione di documenti tra gli uffici comunali e l’Agenzia delle Entrate
Il testo prevede anche che, insieme alla rendita catastale già prevista dalle leggi in vigore, per ciascun immobile venga determinato anche il valore patrimoniale e una rendita che sia calcolata sui parametri del mercato
Nella proposta vengono indicati i principi e i criteri direttivi che dovranno guidare il governo nella messa a punto della riforma. Tra questi, si specifica che le informazioni rilevate dal Fisco non debbano essere “utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali e, comunque, per finalità fiscali“
Il riferimento è a imposte come l’Imu o al reddito come risultante ad esempio dall’Isee, sulla base del quale viene parametrata tutta una serie di vantaggi e benefici fiscali di un nucleo familiare, come ad esempio la possibilità di usufruire di vari bonus Si chiarisce inoltre che, eventuali effetti finanziari che andrebbero ad aumentare gli oneri di spesa, potranno essere quantificati solamente in un secondo momento, attraverso la “predisposizione dei decreti delegati“
LE PERSONE INTERESSATE, CHI SONO:
Un’analisi sull’impatto della riforma sottolinea che la normativa non andrebbe a produrre ripercussioni fiscali dirette. Tuttavia, segnala come sarebbero 39 milioni le persone fisiche e 1,5 milioni quelle giuridiche a essere “interessate” dalla riforma
La stessa analisi spiega che “finalità prioritaria” della riforma è quella di “consentire un maggiore controllo del patrimonio immobiliare, favorendo l’emersione di immobili non censiti ovvero censiti sulla base di rendite che non rispettano la reale consistenza’ e la destinazione degli stessi”